La vita di Roberto Bignoli assomiglia a un racconto romanzesco, di quelli travagliati, intensi, che catturano sin dalle prime righe.
"Sono cantautore d'ispirazione cristiana dal 1984 a oggi, anche se lo ero, in  realtà, già molto tempo prima. Come tutti i ragazzi, ho iniziato a suonare da  giovane. La mia storia come cantautore ha origine da un'esperienza di dolore e  sofferenza personale. Sono infatti disabile dall'età di un anno. Dopo aver  frequentato il collegio, ho trascorso alcuni anni al parco Lambro vivendo in  prima persona l'esperienza della beat generation e dei cosiddetti 'figli dei  fiori'. Ho provato la droga; cercavo un'isola felice che non ho trovato;  infatti, sono andato in prigione per pochi giorni . Uscito dal carcere, ho  incontrato persone che sono state la mia fortuna, perché mi hanno ascoltato e  sono state molto attente alla mia persona invitandomi a trasferirmi da Milano a  Varese e li grazie ad una signora molto consociuta Anna Biasci ho trovato una  casa ed un lavoro. Un giorno mi hanno invitato a un incontro di preghiera a  Varese (roberto ha vissuto 15 anni a Varese) e da lì è iniziata per me una nuova  vita, è arrivato un lavoro, una casa. Sono rinato. Da una parte ero contento,  perché avevo trovato ciò che cercavo; ero preoccupato per il mio futuro e ciò  che mi era stato proposto rispondeva concretamente a un bisogno. Ma era anche  vero che portavo in me una grande sofferenza, un odio viscerale che mi provocava  inquietudine e, quindi, iniziai a frequentare i circoli legati alla sinistra  extraparlamentare. E allora bombe molotov, espropri proletari e compagnia  cantante. Ero convinto, che questa forma di violenza e ribellione fosse  giustificata dalla mia storia personale di sofferenza. Poi mi sono accorto, per  fortuna, che non erano queste le armi per arrivare alla serenità. Così ho  ripreso a cantare, ma la mia carriera si è interrotta per un motivi d'immagine,  perché ero disabile. Quindi ho vissuto il buio più totale."
Che cosa è accaduto dopo?
Nella solitudine accadono cose particolari. Ho incontrato alcuni giovani del  Rinnovamento dello Spirito di Varese che mi hanno fatto conoscere Gesù.
E  così, lentamente, fra mille dubbi, ho intrapreso un certo cammino.
In che anno siamo?
Nel 1984.  scoltando con attenzione e curiosità l'esperienza di alcuni  giovani di questo gruppo di preghiera di Varese su Medjugorje, la città
dove  abitavo, che mi ha incuriosito. Mi sono recato sul posto, spinto più dalla  curiosità che altro. Ho iniziato così a prendere coscienza di un mondo  totalmente estraneo alla mia vita e che cominciava ad affascinarmi sempre più.  Vedevo quella serenità che io non avevo. Come tutti i disperati che si trovano  in un posto particolare, è arrivata la grazia. Da allora ho iniziato a mettere a  disposizione di ciò che ho incontrato tutta la mia esperienza musicale e  artistica, supportata dalla testimonianza. Perché io canto, suono e racconto. Da  venticinque anni giro il mondo portando avanti questa missione di  evangelizzazione attraverso non solo l'arte e la musica, ma anche con la mia  storia personale.
Che cosa è Medjugorje secondo lei?
Un punto di riferimento e un luogo dove una persona si mette in discussione.  Lasci quel paese con qualcosa d'inspiegabile, di soprannaturale, che ti fa  respirare un'aria nuova che mette in discussione tutta la tua vita. E ti poni la  domanda: qual è il senso della tua esistenza? Su questa
provocazione, nella  semplicità, ho cominciato a riflettere a lungo e a capire l'importanza della  fede.
Da allora è stato altre volte a Medjugorje?
Sì, in tante altre occasioni. Dall'84 sono poi stato varie volte a Medjugorje  con Gigi Leva il Prof Comeri e il Dottor Cappello e il Sig. Broggini capi gruppi  storici dei pellegrinaggi a Medjugorje di Vaerese e provincia. Vado per  ossigenarmi. Per me Medjugorje è un fatto personale un'esperienza che mi aiuta a  vivere e capire la bellezza del Mistero "Cristo" e tutto questo grazie a "LEI"  MARIA!!
Anita Pehar -private tour guide / la guida privata
 
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