Come è noto a Medjugorje, oltre che ai sei veggenti, la Madonna si è manifestata attraverso il dono della "locuzione interna" a due bambine, alle due amiche Jelena e Marijana Vasilj, oggi entrambe sposate. Ad esse la Madonna affidava dei messaggi per la formazione e la crescita del gruppo di preghiera che la Gospa stessa aveva voluto. In un'intervista MARIJANA racconta i suoi ricordi, ma soprattutto come il dono ricevuto da piccola sta oggi producendo frutti maturi nella sua vita spirituale e familiare.
Marijana, è passato tanto tempo da quando la Madonna ti faceva udire la sua voce per guidare il gruppo di preghiera, come vive in te questo ricordo?
Marijana - Per l'esattezza il gruppo non è mai finito, sebbene per un lungo periodo c'era un numero notevolmente ridotto di partecipanti, una decina di persone continuava a riunirsi e a pregare. Oggi però a Medjugorje si avverte l'esigenza di un gruppo di preghiera formato da giovani generazioni e guidato da un sacerdote, così come p. Tomislav guidava noi.
In questi ultimi anni hai vissuto una vita più ritirata per dedicarti a tuo marito e ai vostri figli, anche se ultimamente le tue testimonianze sono sempre più frequenti.
M. - È vero, ma avevo anche bisogno di "assorbire" la quantità e l'intensità delle esperienze vissute da ragazzina. E in ogni caso sentivo l'esigenza di dare priorità alla mia famiglia, soprattutto in questi primi anni di vita assieme. Oggi le famiglie vivono in modo molto superficiale; il lavoro s'impone al resto, ogni cosa si svolge in fretta: si riesce a fare tutto tranne che pregare. Ma chiediamoci: perché questo avviene se la Madonna ci ha detto di mettere la preghiera al primo posto? Se non diamo alla preghiera il posto che le spetta è normale non trovare il tempo per pregare…Ora dobbiamo fare questo, poi quest'altro… magari potremmo pregare domani… e, alla fine, non lo facciamo mai!
Quante volte Maria ci ha detto di iniziare la giornata con la preghiera affinché tutto si svolga nella pace e nell'armonia. Bisogna pregare perché Dio ci dia la forza, il discernimento, la voglia di accogliere tutto quello che accadrà nella giornata, anche i quotidiani e frequenti imprevisti. Se ci lasciamo accompagnare dalla benedizione di Dio, tutto ci sembrerà più facile da affrontare.
Quante volte Maria ci ha detto di iniziare la giornata con la preghiera affinché tutto si svolga nella pace e nell'armonia. Bisogna pregare perché Dio ci dia la forza, il discernimento, la voglia di accogliere tutto quello che accadrà nella giornata, anche i quotidiani e frequenti imprevisti. Se ci lasciamo accompagnare dalla benedizione di Dio, tutto ci sembrerà più facile da affrontare.
È così che fate nella tua famiglia?
M. - Sì, soprattutto preghiamo con i bambini. Molte volte la Madonna ci ha detto che oggi le famiglie hanno problemi con i giovani, proprio per la mancanza della preghiera in casa. Non si può pretendere che un ragazzo cominci a pregare a 18 - 20 anni se non lo ha mai fatto o visto fare ai suoi genitori! Se solo i genitori avessero dato l'esempio, la preghiera sarebbe per lui una cosa del tutto normale. Per questo è importante pregare con i bambini, perché loro colgono facilmente che la preghiera è un momento di comunione. Al mattino ognuno di noi prega per conto suo, ma alla sera ci ritroviamo sempre per la preghiera comunitaria. Recitiamo insieme il Rosario e sono addirittura i miei figli a chiedere quando cominciamo. Sono convinta che se i bambini vivono questo da piccoli troveranno più facilmente la propria strada nella vita e avranno la forza di affrontare ogni difficoltà. Mi sembra che questa chiarezza e la decisione per la preghiera in famiglia la porto dentro di me come frutto del gruppo.
Quanta importanza date alla preghiera spontanea che la Madonna con insistenza raccomandava al gruppo?
M. - Raccomandava, hai detto bene. In effetti in moltissimi messaggi la Madonna ha parlato della preghiera spontanea, e sin dall'inizio le persone si chiedevano cosa in realtà essa fosse, soprattutto quando vedevano che la pregavano dei bambini. Questa forma di preghiera è raccomandata da Maria soprattutto nel caso in cui più persone pregano insieme; perché esprimendo a voce alta i propri sentimenti, gli altri vengono a sapere per cosa è importante pregare. Esprimere pubblicamente ciò che abbiamo dentro è segno di apertura verso Dio e verso il prossimo. Non sempre è stato facile, soprattutto all'inizio la Madonna ci rimproverava per la chiusura del nostro cuore; infatti tutti tacevamo e non avevamo la forza di dire cosa vivevamo in quel momento. Ma pian piano ci siamo abituati, seguendo le esortazioni di Maria che definiva la preghiera spontanea: "un dialogo con Dio". Aggiungeva inoltre che la preghiera non è affatto un'automatica ripetizione di Padrenostri o Avemarie - come spesso avviene nel Rosario - ma, tra un mistero e l'altro, bisogna riflettere e pregare spontaneamente sulla vita di Gesù che i misteri ci propongono.
Possiamo dire che la preghiera spontanea era uno dei pilastri dei vostri incontri?
M. - Così voleva la Madonna. Lei ci ha insegnato ad iniziare e a concludere sempre l'incontro con la preghiera spontanea. In apertura esprimevamo liberamente le nostre intenzioni di preghiera e alla fine ringraziavamo. In un messaggio Maria infatti ci disse che spesso gli uomini sanno pregare ma poche volte sanno ringraziare. Dobbiamo imparare a ringraziare anche per le piccole cose, perché altrimenti non sapremo ringraziare per quelle grandi. Credo che questo metodo rendeva la preghiera più aperta e più profonda. Natural-mente alla fine pregavamo per ottenere la benedizione per tutta l'umanità e, in particolare, per i giovani.
Come guidava il gruppo la Madonna? Quando arrivavano i messaggi?
M. - Generalmente la Madonna dava a me il messaggio quando mi trovavo ancora in casa, prima di andare all'incontro. Ma poteva capitare che lo desse a Jelena. Mi mettevo a pregare e poi arrivavano le sue parole che servivano ad avviare l'incontro. Al termine dava un messaggio a Jelena, solitamente più breve, con la benedizione finale. Capitava anche che a un certo punto dell'incontro Jelena ricevesse un messaggio con un tema sul quale conversare - dopo esserci suddivisi in gruppetti - allo scopo di renderci sempre più aperti. Alla fine un rappresentante per ogni gruppetto riferiva agli altri le conclusioni.
Mi pare di capire che le modalità d'intervento della Madonna cambiavano a seconda delle circostanze.
M. - Si, non c'era mai un tempo prestabilito in cui Lei si manifestava, così come avviene per i sei veggenti. Il tempo non aveva nessun valore, però è importante sottolineare che i messaggi arrivavano solo durante la preghiera. Padre Tomislav ci disse subito che il nostro era un dono di preghiera, attivo nella preghiera. La Madonna ci ha aveva avvertite che non avremmo avuto questo dono per tutta la nostra vita, ma a dire il vero mi sembra che, in un certo senso, il dono rimane dentro di noi: anche se non riceviamo più dei messaggi quotidiani né sentiamo la Madonna come prima, rimane la preghiera come dono per tutta la nostra vita.
Hai rimpianti o nostalgie?
M. - Penso spesso che se fossimo rimasti più legati al gruppo, o meglio, a quel tipo di preghiera, se insomma tutto fosse rimasto come prima, forse la Madonna avrebbe continuato a parlarci. Ripeto, non ho mai smesso di pregare, soprattutto in famiglia, ma è tutto diverso. Comprendo però che esiste un piano di Dio che noi non possiamo modificare.
Quanto tempo dovevate rimanere insieme per concludere la vostra "scuola di preghiera"?
M. - La Madonna ha chiesto di rimanere insieme quattro anni per conoscerci a vicenda, così che sarebbe stato più facile aprirsi. La gente intorno a noi non comprendeva e faticava ad accettare; si chiedeva: a che serve un gruppo di preghiera? Perché deve durare quattro anni? Noi rispondevamo: dovreste trovarvi nel gruppo per capire il perché… Per quale ragione proprio quattro anni, non lo so. Questo era il desiderio della Madonna: rimanere fino alla fine, senza decidere niente per il proprio futuro. Dovevamo semplicemente essere presenti e Lei stessa ci guidava con una serie di messaggi che sono, in un certo senso, collegati tra loro. Questa richiamo alla costanza e alla fedeltà serviva ad evitare la cattiva abitudine che si verifica nei gruppi di preghiera: una volta si va e cinque no. Ma così si perde tutto! Se incontriamo una persona e poi la rivediamo dopo due mesi come si può creare un rapporto sincero? Così non si può ottenere l'apertura del cuore.
Cosa consigli allora a un gruppo di preghiera che desidera vivere in profondità la preghiera?
M. - Se si vuole crescere insieme, è indispensabile un periodo più lungo per potersi aprire completamente, pregando e condividendo assieme. Da noi la Madonna ha voluto che ci incontrassimo all'inizio una volta la settimana, poi due, poi tre… Non ha chiesto tutto in una volta, ma gradualmente, passo dopo passo. Il terzo appuntamento che la Gospa aveva previsto, il sabato, era però dedicato quasi esclusivamente alla condivisione delle esperienze e dei messaggi che ci dava, perché i messaggi non sono uguali per tutti: ognuno lo intende a suo modo e nella condivisione è possibile arricchirsi dell'opinione dei fratelli, aiutandosi a vicenda.
Sappiamo che la Madonna ha indicato Padre Tomislav come guida spirituale del gruppo. Con che frequenza lo incontravate?
M. - Sin dall'inizio p. Tomislav era sempre presente, una vera e propria guida del gruppo. La Madonna stessa ha richiesto la presenza di un sacerdote, perché noi eravamo delle ragazzine di 10 e 11 anni e non avevamo la più pallida idea di come formare un gruppo, di cosa fare ecc. Allora Jelena chiese perché doveva essere proprio un sacerdote a guidare il gruppo. E la Madonna rispose che un gruppo senza sacerdote è come una classe senza insegnante, soprattutto all'inizio. Così p. Tomislav accettò e organizzò tutto. Credo che lui sia veramente l'unico autentico testimone di quello che avvenne all'inizio.
Eravate dunque delle bambine, ma poi siete cresciute. Quanto il "dono" ha influito nel tuo sviluppo personale?
M. - È una domanda frequente. Devo dire che noi siamo cresciute con questo dono, quindi era tutto piuttosto naturale. Avevamo il privilegio che le famiglie qui a Medjugorje prima delle apparizioni erano molto credenti, la fede era già presente: si pregava in tutte le case. La Madonna disse una volta ai veggenti che ha scelto Medjugorje proprio perché qui aveva trovato la fede. Per questo tutto ciò che qui avvenne non ci sembrò poi così strano. Naturalmente con i messaggi abbiamo anche capito che in passato si viveva una più una tradizione che una vera fede. Tuttavia essa costituiva una buona base dalla quale partire per poi approfondire, come passo successivo, la vita spirituale.
Come si rapporta un'adolescente con un dono così straordinario?
M. - Non era sempre facile, soprattutto quando vedevamo i nostri amici liberi di fare quello che volevano mentre noi dovevamo essere a disposizione dei pellegrini, del gruppo, ecc., Forse eravamo anche un po' gelose. Il nostro era quindi un dono ma anche un sacrificio. Rimane tuttavia un bellissimo ricordo che non cambierei mai, perché oltre ad essere un dono era anche una grande responsabilità, così come quella degli veggenti che a nome di questa responsabilità da oltre 20 anni non posseggono più una vita privata.
Se accettiamo i grandi doni di Dio dobbiamo essere pronti anche a dare tutto ciò che si attende da noi. Siamo solo degli strumenti attraverso i quali Maria dona i suoi messaggi al mondo. E dobbiamo farlo non solo a parole ma soprattutto con l'esempio. Lo stesso vale per i pellegrini, che non devono considerare concluso il loro pellegrinaggio una volta partiti da Medjugorje - come dice la Madonna in un messaggio - ma devono proseguire con la preghiera e il digiuno, affinché la loro testimonianza non sia fatta solo di racconti su Medjugorje, ma traspaia nella loro vita attraverso i cambiamenti che il viaggio ha operato in loro.
Se accettiamo i grandi doni di Dio dobbiamo essere pronti anche a dare tutto ciò che si attende da noi. Siamo solo degli strumenti attraverso i quali Maria dona i suoi messaggi al mondo. E dobbiamo farlo non solo a parole ma soprattutto con l'esempio. Lo stesso vale per i pellegrini, che non devono considerare concluso il loro pellegrinaggio una volta partiti da Medjugorje - come dice la Madonna in un messaggio - ma devono proseguire con la preghiera e il digiuno, affinché la loro testimonianza non sia fatta solo di racconti su Medjugorje, ma traspaia nella loro vita attraverso i cambiamenti che il viaggio ha operato in loro.
Qualcuno si stupisce che la Madonna ripeta sempre le stesse cose, cosa ne pensi?
M. - Ci meravigliamo che la Madonna ripeta sempre la stessa cosa, ma chi di noi vive quello che Lei ci dice? Chi prega tre ore al giorno come Lei aveva chiesto? Chi digiuna due volte la settimana? Quasi nessuno! La Madre di Dio non ripete i suoi messaggi senza motivo, ma solo perché vuole che noi li realizziamo concretamente. Se così fosse, non li ripeterebbe più, non credi?
Come guardi alla durata di queste apparizioni?
M. - Osservando tutti questi anni in cui la Madre di Dio appare a Medjugorje, non possiamo dubitare che ci troviamo di fronte a un grandissimo segno per l'umanità. Talvolta rifletto che qui a Medjugorje dovrebbe accadere qualcosa di particolare per il mondo, qualcosa di nuovo: il mondo deve cominciare nuovamente a vivere ritornando a Dio. In giro si sentono solo cose negative, alla televisione, nei giornali, nelle conversazioni… Non si dice quasi niente che ci rallegri. Il fatto è che si parte sempre da cose che sono lontane da Dio, soprattutto da cose materiali. Non c'è spirito, non c'è amore, non c'è pace.
Intendi dire che Medjugorje deve diventare un posto in cui non solo si prega ma si contempla Dio?
M. - La Madonna in un messaggio ci ha detto: dovete essere consapevoli che Dio è con voi, è dentro di voi, non sulle nuvole. Quando finalmente lo comprenderemo e cominceremo a pregare in questa prospettiva, tutto cambierà. Soprattutto all'inizio del nostro cammino, Maria ci invitava ad andare in mezzo alla natura e a scoprire come lì tutto è di Dio. Dovevamo poi provare a scrivere o a condividere con gli altri quello che avevamo provato in quel momento. Non si trattava naturalmente di "fare una gita", ma di immergersi nella creazione, pensando che Dio l'aveva preparata per noi per goderne e dare a Lui gloria.
La Madonna sceglie la natura come luogo dove apparire, non credi che ci voglia dire qualcosa?
M. - Ne sono certa. Ella ci ripeteva spesso che è molto importante sentire Dio nel silenzio e nella pace che si trova nella natura… Oggi questa dimensione si è persa ed è uno dei problemi dell'umanità: nessuno si guarda intorno, vede solo quello che ha davanti a sé e comincia a correre con gran velocità per raggiungerlo. Non si ha più né tempo né calma. Vorresti arrivare a tutto e non arrivi a niente… È così stupido! Per che cosa poi? Per ottenere dei beni materiali, che rimangono qui mentre tu sei destinato ad andare via! La Gospa tante volte ci ha ricordato che quello che appartiene a questo mondo è passeggero, non dobbiamo mai dimenticarlo: la nostra vita è solo una preparazione per l'eternità, per quello che lì ci attende. Smettiamo quindi di guardare a quello che fanno gli altri: se loro vogliono correre e accumulare stress, facciano pure, ma noi non dobbiamo perdere la nostra identità. L'uomo non è mai contento: più ha e più pensa di non avere niente!
Come terminiamo questa intervista?
M. - Con le parole di un libro, molto curioso, che ho letto recentemente. L'autore racconta di aver fatto un sogno nel quale egli intervistava Dio. La prima domanda dell'intervista era se Dio avesse avuto del tempo a disposizione. La risposta, espressa da Dio con un sorriso, non si fece attendere: il mio tempo è l'eternità. Più avanti l'ipotetico intervistatore domanda: cosa ti sorprende di più negli uomini? Dio risponde: mi sorprende il fatto che abbiano sempre fretta: non pensano al presente ma a quello che accadrà in futuro e quindi non vivono né il presente né il futuro. Poi Dio aggiunge: ricco non è l'uomo che ha di più, ma quello ha bisogno di meno. Però, la cosa che più mi stupisce negli uomini, è il fatto che essi vivono come se non dovessero mai morire e poi muoiono come se non avessero mai vissuto!
Marijana Vasilj
intervistata da Stefania Consoli