Messaggio a Mirjana del 2 febbraio 2010
«Cari figli, con amore materno oggi vi invito ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio. Per poter illuminare più fortemente possibile ed attirare quante più anime possibili, non permettete che le falsità che escono dalle vostre bocche facciano tacere la vostra coscienza. Siate perfetti! Io vi guido con mano materna, con mano d’amore. Vi ringrazio».
La luce della Verità
La festa della “Presentazione del Signore”, celebrata ogni anno il 2 febbraio, ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio e la Purificazione di Maria (Lc 2, 22-24). Fin dai primi secoli è festa di luce, significata dalla processione dei fedeli recanti le candele benedette ed accese che vengono poi portate a casa e conservate per i momenti di bisogno.
Maria ci invita “ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio”. E’ un invito oggi particolarmente pregnante non solo per la odierna ricorrenza ma per questo nostro tempo di attesa del ritorno di Cristo. E’ un invito rivolto a tutti perché Maria è madre di tutti, ma è particolarmente rivolto ai figli che Le si sono stretti attorno durante i lunghi anni della Sua Presenza a Medjugorje; ora che il tempo dell’attesa sta per compiersi occorre scrollare la cenere che poco per volta si è depositata sull’anima coprendo, se non spegnendo, il fuoco iniziale.
Cosa fare? Non si tratta di “fare” ma di “essere”! Essere un faro che indica il porto dell’Amore Misericordioso di Dio, ultimo ma sicuro rifugio, come attesta Santa Faustina Kowalska. Essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio. Non basta fare qualcosa per la salvezza delle anime, occorre farsi salvezza, essere faro di luce, della Luce vera, quella che il mondo non ha accolto ed ancora non accoglie. Questa Luce è unica; unica è la sua provenienza, unica è la sua azione; unica la direzione verso cui ci attira, perché unica è la Verità. Smettiamola di inseguire luci artificiali che attirandoci ci distolgono, ci dividono, ci disperdono, ci confondono; esponiamoci alla Luce vera che sorge dall’alto, unica Luce che ci consente di udire, vedere, contemplare, toccare l’Amore infinito (cfr 1Gv, 1).
L’amore di Dio non è un sentimento, un buon proposito, un atto di bontà; l’Amore di Dio è Spirito divino ed insieme carne umana, ha un Nome, si chiama Gesù! Disconoscere questo Amore da parte di chi lo ha già incontrato, conosciuto, sperimentato equivale ad un’autocondanna. Ma dire di credere in Esso e poi vivere come chi non crede è forse altrettanto grave. Non basta aver profetato o scacciato demoni o compiuto molti prodigi nel Suo Nome per essere da Lui riconosciuti (cfr Mt 7, 22-23). Non conoscere l’Amore di Dio equivale a non conoscere Dio che è Amore e questo spinge a cercare Dio altrove, porta a costruire un dio a propria immagine, ad accostarci ad un calice che non viene da Lui, nel vano, rovinoso, tentativo di placare quella inestinguibile sete di Lui che in noi sopravvive. E’ l’inganno antico del tentatore che si ripete, è il peccato d’origine che ancora mette fuori i propri germogli! E’ la tenebra che ancora grava sul mondo! E’ in questo contesto che Maria ci invita ad essere faro, ad illuminare quante più anime possibili, ad essere coerenti fra quel che diciamo e quel che la coscienza ci suggerisce; ma coerenti fino in fondo, senza eccezioni che mettano a tacere ciò che la coscienza dice. Insomma, Maria ci chiede una sola cosa: essere perfetti. Non ce lo aveva detto anche Gesù? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5, 48). Dire che questo è impossibile vuol dire svilire la Redenzione guadagnataci da Gesù con la Sua Vita, Morte e Risurrezione, vuol dire non credere nella Sua Opera.
Certo, non possiamo raggiungere la perfezione con le nostre forze, non siamo perfetti nelle nostre opere, ma noi non dobbiamo fondare tutto solo su ciò che facciamo, ma soprattutto su ciò che desideriamo che lo Spirito compia in noi. In questo dobbiamo essere estremamente fermi e coerenti. Dobbiamo veramente, sempre più veramente, abbandonarci a Dio, alla Sua Volontà, come Maria ci ha sempre chiesto! Dobbiamo aprire il cuore, l’anima, alla inabitazione dello Spirito in noi perché si compia in noi la Volontà di Dio, e questo dobbiamo fare non mal volentieri ma con vivida gioia, con la trepida gioia con la quale il bimbo si rifugia fra le braccia della mamma, del papà. Maria ci ripete ancora che la Sua mano è mano di Madre, è mano d’amore, afferriamola prima che sia costretta a ritirarla per il nostro ostinato rifiuto; teniamola stretta e Lei ci guiderà fino alla comunione con il Figlio Suo Gesù, fino alla assimilazione a Lui. Così saremo luce per chi vaga nella tenebra, luce vera perché non nostra ma di Cristo, Luce di Verità.
“Ama la Verità”Maria ci invita “ad essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio”. E’ un invito oggi particolarmente pregnante non solo per la odierna ricorrenza ma per questo nostro tempo di attesa del ritorno di Cristo. E’ un invito rivolto a tutti perché Maria è madre di tutti, ma è particolarmente rivolto ai figli che Le si sono stretti attorno durante i lunghi anni della Sua Presenza a Medjugorje; ora che il tempo dell’attesa sta per compiersi occorre scrollare la cenere che poco per volta si è depositata sull’anima coprendo, se non spegnendo, il fuoco iniziale.
Cosa fare? Non si tratta di “fare” ma di “essere”! Essere un faro che indica il porto dell’Amore Misericordioso di Dio, ultimo ma sicuro rifugio, come attesta Santa Faustina Kowalska. Essere un faro per tutte le anime che vagano nella tenebra della non conoscenza dell’amore di Dio. Non basta fare qualcosa per la salvezza delle anime, occorre farsi salvezza, essere faro di luce, della Luce vera, quella che il mondo non ha accolto ed ancora non accoglie. Questa Luce è unica; unica è la sua provenienza, unica è la sua azione; unica la direzione verso cui ci attira, perché unica è la Verità. Smettiamola di inseguire luci artificiali che attirandoci ci distolgono, ci dividono, ci disperdono, ci confondono; esponiamoci alla Luce vera che sorge dall’alto, unica Luce che ci consente di udire, vedere, contemplare, toccare l’Amore infinito (cfr 1Gv, 1).
L’amore di Dio non è un sentimento, un buon proposito, un atto di bontà; l’Amore di Dio è Spirito divino ed insieme carne umana, ha un Nome, si chiama Gesù! Disconoscere questo Amore da parte di chi lo ha già incontrato, conosciuto, sperimentato equivale ad un’autocondanna. Ma dire di credere in Esso e poi vivere come chi non crede è forse altrettanto grave. Non basta aver profetato o scacciato demoni o compiuto molti prodigi nel Suo Nome per essere da Lui riconosciuti (cfr Mt 7, 22-23). Non conoscere l’Amore di Dio equivale a non conoscere Dio che è Amore e questo spinge a cercare Dio altrove, porta a costruire un dio a propria immagine, ad accostarci ad un calice che non viene da Lui, nel vano, rovinoso, tentativo di placare quella inestinguibile sete di Lui che in noi sopravvive. E’ l’inganno antico del tentatore che si ripete, è il peccato d’origine che ancora mette fuori i propri germogli! E’ la tenebra che ancora grava sul mondo! E’ in questo contesto che Maria ci invita ad essere faro, ad illuminare quante più anime possibili, ad essere coerenti fra quel che diciamo e quel che la coscienza ci suggerisce; ma coerenti fino in fondo, senza eccezioni che mettano a tacere ciò che la coscienza dice. Insomma, Maria ci chiede una sola cosa: essere perfetti. Non ce lo aveva detto anche Gesù? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5, 48). Dire che questo è impossibile vuol dire svilire la Redenzione guadagnataci da Gesù con la Sua Vita, Morte e Risurrezione, vuol dire non credere nella Sua Opera.
Certo, non possiamo raggiungere la perfezione con le nostre forze, non siamo perfetti nelle nostre opere, ma noi non dobbiamo fondare tutto solo su ciò che facciamo, ma soprattutto su ciò che desideriamo che lo Spirito compia in noi. In questo dobbiamo essere estremamente fermi e coerenti. Dobbiamo veramente, sempre più veramente, abbandonarci a Dio, alla Sua Volontà, come Maria ci ha sempre chiesto! Dobbiamo aprire il cuore, l’anima, alla inabitazione dello Spirito in noi perché si compia in noi la Volontà di Dio, e questo dobbiamo fare non mal volentieri ma con vivida gioia, con la trepida gioia con la quale il bimbo si rifugia fra le braccia della mamma, del papà. Maria ci ripete ancora che la Sua mano è mano di Madre, è mano d’amore, afferriamola prima che sia costretta a ritirarla per il nostro ostinato rifiuto; teniamola stretta e Lei ci guiderà fino alla comunione con il Figlio Suo Gesù, fino alla assimilazione a Lui. Così saremo luce per chi vaga nella tenebra, luce vera perché non nostra ma di Cristo, Luce di Verità.
Ama la verità, mostrati qual sei,
e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi.
E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala;
e se il tormento, e tu sopportalo.
E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita,
e tu sii forte nel sacrificio.
Questo scritto (datato 17 ottobre 1922 ma ancora oggi attuale) di San Giuseppe Moscati sia per noi un impegno di coerenza e di santità.
Nuccio Quattrocchi
Prof. Pasquale (Nuccio) Quattrocchi
Ex Ordinario di Matematica all'Università di Modena
Collabora da vari anni con Eco di Medjugorje e da don Angelo Mutti
ha “ereditato” la stesura del commento ai messaggi mensili di Maria.
Ex Ordinario di Matematica all'Università di Modena
Collabora da vari anni con Eco di Medjugorje e da don Angelo Mutti
ha “ereditato” la stesura del commento ai messaggi mensili di Maria.